Un bellissimo racconto sulla disabilità scritto Stefano Avanzini, collaboratore di Artemisia e.V., pubblicato oggi su Il Mitte.

Io, per fortuna o purtroppo, non ho ho avuto un figlio o una figlia diversamente abile o che so, gay: i miei due figli, per fortuna o purtroppo, sono, ognuno a suo modo, spaventosamente normali. Hanno tutti i cromosomi “giusti”, non hanno bisogno di una carrozzella per muoversi, non hanno, a quanto pare, ereditato lo strisciante autismo del padre, insomma, sono come tutti gli altri, e circa il loro orientamento sessuale, faranno le loro scelte, e auguro loro di farle lontano da Pavullo, perché, è vero, siamo tutti uguali e per fortuna tutti diversi, figli dello stesso Dio o della stessa scimmia, in questo più che in ogni altra cosa, ma a Pavullo essere diversi, troppo diversi, soprattutto in questa cosa, sarebbe faticoso (pure in Italia, poi… a Roma o a Torino, una donna sindaco l’hanno votata, ma se i pentastellati avessero candidato un Wowereit dubito che avrebbero fatto il pieno di voti che hanno fatto con Raggi e Appendino).

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