Il 19 dicembre alle ore 19.00 Artemisia e.V. Inklusion für alle, in collaborazione con la libreria Mondolibro, presenta l’ultimo romanzo di David Miliozzi E tutto iniziò a tremare” editore Pendragon 2017.

David fa l’insegnante di sostegno e ama Elisabetta, da cui aspetta un bambino che sembra volersela prendere comoda. Ama anche la sua famiglia, nonostante il padre abbia una malattia nervosa che può renderlo insopportabile e in sua madre vede riflesse le proprie manie; così come ama i suoi amici che si rifiutano di diventare adulti. E ama Romeo, il ragazzo che gli è stato affidato a scuola, anche se è un osso davvero duro…Attesa e memoria, futuro e passato si intrecciano in un presente di piccole e grandi scosse in cui l’amore incondizionato verso la vita conduce a un cambiamento previsto ma dagli esiti sconosciuti. Proprio come le scosse del sisma che continua a far tremare la terra.

Ho pensato di intervistare direttamente l’autore con alcune domande e scoprire anche la sua opinione relativamente all’inclusione.

Come nasce questo libro?

Questo romanzo nasce dall’esigenza di raccontare il rapporto tra un insegnante di sostegno e il suo alunno disabile. Una storia ambientata a scuola, che capovolgesse alcuni pregiudizi sul rapporto tra normalità e disabilità. Volevo raccontare la storia di un incontro, una storia verosimile, che evidenziasse le difficoltà che scaturiscono nell’incontro tra mondi diversi. Da subito mi sono reso conto della difficoltà di raccontare la disabilità, prima di tutto perché manca un vocabolario pertinente; mi hanno sempre colpito le lacune linguistiche e l’incertezza delle parole che descrivono l’universo di un “diversamente abile”. Non riuscivo a trovare la cifra stilistica giusta, volevo trovare una scrittura capace di raccontare in modo empatico, ma oggettivo, la storia. La decisione di concentrare il racconto sui nove mesi della gestazione è stata fondamentale. Mi permetteva di usare un punto di vista più coinvolto, una prima persona gettata in una situazione difficile da gestire sotto molti aspetti. Mi piaceva raccontare il tempo dell’attesa che è il tempo della vita. Alla fine ho lavorato a questo romanzo per nove anni e ho raccontato i 9 mesi della gravidanza dal punto di vista del papà. I 9 mesi che precedono la nascita del primo figlio, le aspettative, le gioie e le paure di un padre come tanti.

E tutto iniziò a tremare”, come mai questo titolo? 

Mentre stavo lavorando a questo romanzo sono arrivate quelle terribili scosse di terremoto che hanno sconvolto il centro Italia. La terra ha tremato, spaventosamente, ha fatto vacillare case, ospedali, chiese, sicurezze. L’imponderabile è risalito dal profondo della terra e noi stavamo qui sopra, impotenti e in attesa. Il terremoto è entrato in questo libro con prepotenza, l’attesa delle scosse si è intrecciata con l’attesa della vita. Le scosse fanno vacillare le certezze, ti costringono ad andare avanti con qualche consapevolezza in più.

Scrivendo ho pensato che sotto molti aspetti tremare significa essere vivi e che un figlio, così come tutti gli incontri veramente speciali della nostra vita, in qualche modo assomigliano a una scossa sismica e finiscono per sconvolgerti l’esistenza. Tutte le grandi emozioni ci fanno tremare, si trema per paura, per rabbia, ma anche per gioia. Questo romanzo in fondo è una dichiarazione d’amore verso la vita. Racconta le emozioni, spesso belle, a volte brutte, della vita di ognuno di noi. Le nostre aspettative tradite, il dolore come crescita. Con uno sguardo innamorato, che non teme ciò che descrive.  

Nel tuo libro usi spesso la parola “Handicappato” un termine che in qualche modo, soprattuto in Italia, non viene più utilizzato, puoi spiegare perchè?

La scelta della parola, come potrai immaginare è frutto di lunga riflessione che in ogni contesto ha portato ad una scelta precisa. La parola Handicappato la metto in bocca al padre del protagonista, perché egli assume gli stessi atteggiamenti che la comunità ha spesso verso i soggetti diversamente abili. La volontà è di sottolineare la mancanza di una sensibilità linguistica nell’uso comune. Stessa cosa vale per gli studenti che rappresentano il futuro linguistico del paese.

Diciamo che da un punto di vista semantico c’è ancora tanta strada da fare, si oscilla tra un vocabolario che ha il sapore di un titubante “politicamente corretto” e un grossolano, a volte volgare, utilizzo delle parole. Di fatto manca un’aderenza che restituisca la ricchezza di un mondo tutto da scoprire.

Cosa pensi della situazione in Italia relativamente alla chiusura delle scuole differenziate?

In linea teorica l’Italia, che con la legge 517 ha abolito le classi differenziate dal 1977, è un Paese all’avanguardia, da prendere a modello in tutta Europa. Per il quadro normativo è stata fondamentale la legge 104 del’92, che ha regolamentato un territorio molto complicato.

Ancora oggi come quadro normativo ci rifacciamo per lo più a questa legge. In Italia abbiamo capito precocemente che bisognava puntare sull’inclusione, oggi la sfida è fare in modo che l’inclusione sia sinonimo di Integrazione. Di fatto c’è un grosso dislivello tra il piano ideale e la realtà fattuale. Nel merito il sistema italiano, che in linea di principio è all’avanguardia, fa emergere enormi perplessità, a causa della mancanza di investimenti e di un progetto culturale sostenibile. Vi è il sospetto che ci sia una volontà politica di ridurre la scuola a un non luogo dove c’è uno scarto enorme tra intenzione e fatti. I docenti sono oberati da carte, schemi compilativi, progetti, tutta teoria di inchiostro che spesso rende le cose più difficili anziché migliorarle.

Per farti un esempio alcune scuole non hanno le strutture adeguate per fare didattica speciale (in alcune scuole ci sono addirittura evidenti barriere architettoniche) e giusto per concludere una riflessione che mi accompagna da diversi anni, credo che gli incontri tra scuola, strutture sanitarie, e famiglie siano troppo saltuari e spesso approssimativi, perché più legati alla forma che ai contenuti. Si dimentica talvolta, a furia di riempire carte non sempre utili, che il docente è un pedagogo, e il suo approccio deve essere legato all’osservazione. Al centro di tutto c’è la persona e l’unico approccio possibile è un approccio globale.

Come hai avuto modo di conoscere il progetto Artemisia e.V. Inklusion für alle?

Ho avuto la fortuna di conoscere Amelia Massetti, Presidente dell’associazione, attraverso Catia Russo di Mondolibro, che ci ha messo in contatto invitandola alla presentazione del mio libro. Lei stessa aprirà la presentazione parlando del progetto Artemisia che si occupa delle persone diversamente abili e non in Germania, rivolto principalmente alle famiglie e ai professionisti del settore proveniente dall’Italia.

La presentazione del libro sarà anche un momento di confronto tra quello che l’Italia ha iniziato ormai da quasi 40 anni relativamente all’inclusione e la Germania che si sta adoperando per applicarla.

Chiara Giorgi, insegnante di sostegno a Berlino, del direttivo di Artemisia, presenterà il libro insieme a Flavio De Marco.

David Miliozzi è insegnante e critico d’arte.Dirige il sito Hyperexpressionism.org.

Per Pendragon ha pubblicato i romanzi : Senza parabrezza (2003), A un passo dal nulla (2005), Segni pemonitori  (2008).

Amelia Massetti

Quando : martedì 19 Dicembre

Orario: dalle 19:00 alle ore 20:15

Dove: Mondolibro – libreria italiana

Indirizzo: Torstr. 159 Berlin

Come: U8 Rosenthaler platz-Bus 142-N40-N8- Tram 12 – M8 – M1

Info su f:E tutto iniziò a tremare

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